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domenica 20 marzo 2011

Riflessione sull'elettrictà

Il blackout programmato continua.

Ogni giorno Tepco, Enel giapponese, sospende l'elettricità per circa 3 ore (ma in realtà quasi 4 ore).

è ovviamente dannoso per il commercio, ma a livello personale la gente non lamenta più di tanto.

Alle stazioni i treni vanno senza luce. Le scale mobili per scendere ai binari sono spente. Se ci sono i portatori di handicap, attivano l'ascensore su richiesta. I negozi, supermercati, ristoranti ecc. continuano con il minimo indispensabile di luce.

Ora che la "sicurezza" dei centrali elettronucleari è fortemente dubitata, vedo girare su internet i movimenti di referendum per rifiutare la costruzione dei centrali. Sarà ideale se possiamo farcela senza, ma in questa occasione unica (mi auguro davvero che sia una sola volta e basta) mi sono accorta quanto siamo appoggiati sull'elettricità.
I treni: non sapevo come ritornare a casa.
Radio: non lo possidedo, perché ascolto da Ipod via streaming

Noi giapponesi siamo "spendaccioni" di energia, che consumiamo davvero tanta energia.
è previsto che il blackout programmato proceda fino alla fine di aprile. Intanto ho valutato con mio marito di acquistare pannelli solari di moduli fotovoltaici per contribuire alla produzione di elettricità. Costa circa 2 miglioni di yen, e l'energia prodotta sarà acuistata da Tepco. Domani chiediamo preventivo.
L'elettrictà era una cosa banale, ma ora non lo è più.
Rifiutare è facile, ma nel mondo moderno dobbiamo seriamente pensare alle energie alternative.

Magnitude 9.0

La prima esperienza in vita mia: un terremoto di magnitude 9.0.

Era una giornata normale, normalissima come tutte le altre ed ero in una riunione per decidere come gestire i progetti in arrivo.
Trema. Trema in maniera tremenda, per circa 2 o 3 minuti, forse. Potrei sbagliare, ma la durata era comunque lunghissima. Poi un annuncio all'intera ditta di evacuazione. Ho chiamato mia madre che sta a Osaka per dire che stavo bene. Poi chiamo mio marito: non risponde. La linea era già in tilt. La ditta ci ha fatto tornare a casa. Ma in che modo? La linea ferroviaria era fuori servizio. Ho deciso di camminare fino a casa di mio capo che distava circa 6 chilometri dall'ufficio. Intanto mi ha chiamato mio marito dicendo che stava bene (che era la cosa più importante) e ha detto che sarebbe venuto in macchina a prendermi.

Lunedì.
Mi ha chiamato il mio capo e mi ha detto che ero "in cassa integrazione" di un giorno. (Ero retribuita al 100 percento, e in cambio non dovevo uscire da casa)