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domenica 30 novembre 2008

Monte Fuji visto dal Monte Takao 高尾山から眺める富士

Oggi sono stata al Monte Takao (Tokyo).
È stata una bellissima giornata di sole.




Il Monte Takao (高尾山) è alto 599 metri e dista circa 50 chilometri dal centro di Tokyo. Probabilmente ai cari lettori italiani è quasi nuovo questo nominativo. In fatti fino a pochissimo tempo fa era semplicemente considerato come una delle tante località da "gite scolastiche" per gli alunni di Tokyo. Ma questo pregiudizio è drasticamente cambiato da quando Takao è stato riconosciuto come "Tre stelle" nella MICHELIN Voyager Pratique Japon, la prima e l'unica guida della prestigiosa Michelin dedicata ad un paese asiatico.







Oltre alla natura ed ecosistema ben conservati, un aspetto molto

interessante è il culto ai tengu (天狗).

I tengu sono un tipo di creature fantastiche della iconografia popolare giapponese, a volteconsiderati kami (divinità) e a volte yōkai (spirito).


Alla settima stazione, sorge un santuario 高尾山薬王院 (Takao San Yakuou in) (sito ufficiale: http://www.takaosan.or.jp/ Altamente consigliato di fare clic su “sound on” per ascoltare la tromba horagai suonata dai monaci). L’origine di questo santuario risale a 744, più di 1200 anni fa, quando, secondo la leggenda, un monaco e teologo giapponese Gyoki (行基, 668-749) aprì il santuario in risposta alla richiesta dell’imperatore d’allora (Shômu Tennô, 聖武天皇) e all’epoca il santuario era dedicato a Bodhisattva della Medicina (Yakushi Nyorai, 薬師如来).
Gyoki prese un ruolo principale nel periodo Nara, durante il quale furono costruiti numerosissimi templi allo scopo di divulgazione del Buddhismo.
Nel corso della storia il monte Takao è stato sempre considerato uno dei punti di riferimento più importanti del 山岳信仰 (sangaku shinkou), culto in cui considera sacro le montagne e la natura. Diversamente dal Buddhismo tibetano, in cui le montagne sono sempre considerate sacre al punto da non dover scalare, in questo culto i pellegrinaggi ammirano il sole sorgente (ご来光)dal cima. Probabilmente il loro pensiero andava all’aldilà oltre il sole, invisibile agli occhi umani. Da questo marcato senso di rispetto alla forza sovrannaturale, questo culto prese una strada sua e i praticanti cominciarono a distaccarsi dalla civiltà mondana, diventando yamabushi (山伏, letteralmente: "colui che si trova/si nasconde tra le montagne"). Con questo termine si indicano monaci asceti giapponesi che vivevano come eremiti tra le montagne e che un'antica tradizione considerava guerrieri invincibili, addirittura dotati di poteri soprannaturali. Essi seguivano principalmente la dottrina Shugendō, una combinazione di elementi buddhisti e shintoisti.

Nell'uso giapponese moderno, il termine yamabushi si riferisce ai praticanti dello Shugendō, una religione sincretista che, come già accennato, mescola elementi buddhisti (nella versione esoterica della setta Shingon) e shintoisti, ponendo grande enfasi sull'ascetismo e sulle pratiche di resistenza fisica.
(risorse: wikipedia http://it.wikipedia.org/wiki/Yamabushi )

A Takao uno che non appartiene a questo culto
può provare le loro pratiche (solo ed
esclusivamente in lingua giapponese), ma non è certo da provare con leggerezza, perché per i credenti sono gli esercizi sacri e bisogna rispettare il loro spirito religioso.


Io non sono credente di questo culto, ma il sole che si ammira dal cima è troppo bello.
Anche il monte Fuji visto dal cima (599 m) è bellissimo.

Alle falde della montagna ci sono dei ristorantini e negozi di souvenir, come tutte le altre località religiose. Non è solo per il consumismo moderno, ma si tratta di 仲見世 (nakamise), un’antica tradizione di accogliere i pellegrini che hanno già fatto un lungo percorso a piedi per raggiungerci e fornire loro le cose necessarie per il loro viaggio fino alla destinazione. Sono entrata in un locale di soba, che aveva un albero di caco all’interno del ristorante. Questo albero è considerato sacro, quindi invece di tagliarlo, i proprietari hanno sempre vissuto insieme all’albero. Potrebbe essere ingombrante, ma una coesistenza (convivenza?) del genere è una soluzione geniale. L’apprezzamento alla natura, se va fino a questo livello, ci potrebbe condurre alla risoluzione dei problemi ambientali, se ognuno di noi abbraccia un senso di responsabilità e rispetto alla natura.